La foto postata
dalla carissima amica Alberta Giannoni oltre che piacermi soprattutto per i
commenti allegati (quel rubacchiare al marito per portarla all’amica, la
testimonianza di terzi, la promessa di riportarla bella calda) mi ha riportato
indietro nel tempo, ai fine anni cinquanta quando nelle case scarseggiavano i “forni”
(quasi tutti avevamo la “cucina economica a legna”) e si portava la “scarpaccia”
a cuocere nei “fornini” disseminati in tutta Viareggio e si aspettava per paura
di “scambi”. E la scarpaccia durava giorni e giorni per non dire settimane. Era
la “merenda” pomeridiana, l’attesa fetta abbondante che mangiavamo con
golosità. Ma cosa è la Scarpaccia.
Ripropongo un articolo scritto tre anni fa quanto mai
attuale.
La SCARPACCIA
Torta semplice,
genuina, saporita sia nella versione salata che dolce. Nome che non deriva da
una scarpa rotta ma bensì dallo spessore di una vecchia e consumata suola da
scarpe. La torta dell’orto, quello spazio vitale tipico di ogni abitazione di
un tempo ormai remoto, dove il piccolo allevamento di animali da cortile si
integrava con le coltivazioni di verdure che mutavano a seconda delle stagioni.
Patate, cipolle, pomodori, piselli, insalate e…zucchine. Ed.è proprio con
questo prodotto dell’orto che ha origine “la scarpaccia”.
La ricerca nel tempo
trova una data: 1400, quando la Repubblica di Lucca “offrì a qualsiasi
cittadino disposto a stabilirsi sulla Marina, al di là del monte, tre coltre di
terreno per costruirvi la casa e coltivare orti”. Significava urbanizzare, con
il concetto rurale, la fascia pedemontana rivolta al mare ancora in parte acquitrinosa(l’attuale
Versilia).
A Camaiore, borgo
medioevale costruito lungo la via Francigena già famoso nel periodo romano come
Campus Major (accampamento maggiore della vicina Lucca), nella primitiva
versione salata era un vero piatto nel comune desinare. Zucchine, fiori di zucchina e cipolle, ingredienti tipici
dell’orto. Oggi la si trova in qualche pizzeria a taglio o durante sagre e
fiere rievocative.
La versione dolce è un
piatto tipico della cucina viareggina, un po’ più elaborata, nata come merenda
pomeridiana e integrativa alla dieta legata prevalentemente ai prodotti del
mare. Ancora oggi nelle famiglie la tradizione continua come dolce di stagione
nel momento migliore delle zucchine
Abbinamento:
Anche la vite era
elemento importante degli orti. Con il sistema d’impianto a pergola riparava
dalla calura estiva e forniva l’uva da tavola e da vino. In particolare
l’ibrido americano (post filossera)
prodotto da vitis labrusca e
vitis vinifera conosciuta meglio come uva fragola. E un bicchiere di fragolino accompagna benissimo la
scarpaccia con il suo spiccato profumo di framboisier
e il sapore deciso di cassis.
Ricercando un vino da dessert del territorio toscano sicuramente il migliore
abbinabile è il Moscadello di Montalcino (85% moscato bianco e 15% altre uve a
bacca bianca) da non confondere con il Vin Santo nella versione uve trebbiano e
malvasia. Oro brillante, piacevolmente aromatico, Beverino con i suoi 10,5% di
gradazione, molto misurato nella
dolcezza con un finale rispondente e perfettamente abbinabile.
LE RICETTE
Versione salata:
ingredienti: zucchine,
fiori di zucchine, cipolla, farina, olio vergine d’oliva.
Affettate finemente sia
la cipolla che i fiori di zucchine e le zucchine (mi raccomando a rotelle) in
egual misura, insaporite con sale e pepe. Aggiungete dopo circa due ore della
farina, senza aggiunta di acqua, amalgamando
il tutto. Teglia unta pronta, versare il tutto fino ad ottenere uno strato al
di sotto di un centimetro, cospargere il preparato con un filo d’olio vergine e
via in forno fino a quando la superficie non avrà raggiunto quel bel colore
dorato (temperatura di cottura media 150°)
Versione dolce:
ingredienti: 300 gr di
farina bianca 00, 400 gr di zucchine pulite e tagliate a rondelle, 1 bicchiere
di latte, 250 gr di zucchero, 50 gr di burro, 2 uova, 1 bustina di vaniglia.
Preparare una pastella
con tutti gli ingredienti ad esclusione delle zucchine (ricordarsi di
aggiungere un pizzico di sale), versare nella teglia già imburrata il preparato
(meglio cospargere prima il fondo con un
velo di pangrattato) anche in questo caso non superare 1 centimetro di spessore
(ne è la caratteristica), aggiungere le zucchine a rotelle, un filo d’olio
vergine d’oliva e infornare fino a
quando la superficie non avrà raggiunto quel bel colore dorato (temperatura di
cottura media 150°)
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