Da Versilia Review...
Hedyphagetica
Mi propongo,
da questo numero, come moderno Quinto Ennio alla ricerca di cose buone da
mettere nel catalogo Hedyphagetica di Versilia Review per trasmetterlo a tutti i lettori che sanno
apprezzare il buon mangiare e il buon bere.
Sarà una vetrina
di appuntamenti, incontri con personaggi della ristorazione versiliese e non
solo attraverso i loro piatti, le loro creazioni, l’identificazione dei loro
locali. Un nuovo modo di comunicazione intorno al buon cibo, alla passione per
la cucina, alla rivisitazione nella tradizione.
Iniziamo da
:
I Tor(d)elli di
Greppolungo
La piccola strada accessibile alle auto che raggiunge
l’abitato di Greppolungo è stata costruita negli anni '60. Prima si saliva al
paese attraverso una piccola mulattiera fra gli oliveti. Ci troviamo sotto il
Monte Gabberi nel Comune di Camaiore. La strada è di quelle che ad ogni curva
offre paesaggi diversi. Raggiungi il paese posto a circa 400 mt di altezza e
respiri l’aria dei piccoli borghi disseminati lungo la fascia pedemontana
dell’Alpi Apuane. Anche Greppolungo ha la sua Storia fatta di castelli
castellane e signorotti che risale le vie strette del Borgo raccontando cose
semplice da tramandare di generazione in generazione. Certo la strada
carrozzabile ha permesso una accelerazione di tutto. Prima le tradizioni
ancestrali cadenzavano i giorni, i mesi, gli anni. Dalla pace degli oliveti
argentati, ai rumori discreti prodotti da una manualità rituale, ai sapori
antichi e genuini della buona cucina casalinga fatta di cose semplici che non
potevano essere diverse per l’isolamento di fatto. Oggi è tutta un’altra
storia.
Mi trovo a valle, nei pressi di Lombrici, nel bel giardino di un complesso turistico
dove Daniela ed Alessio gestiscono il Ristorante. Mi raccontano la loro storia,
il lungo periodo trascorso a Greppolungo, all’Osteria Il Greppo, nel locale di
famiglia.
-Ho visto nel menù, ben
evidenziati, “Tordelli di Greppolungo”. Mi puoi parlare di questo piatto?
Ė Daniela che risponde. -Non
si può prescindere dalle proprie origini e dalla propria natura, è per questo
che viene naturale uno sguardo al mio territorio, alle mie radici. I Tordelli fanno parte del
bagaglio di conoscenze, sono presenti nel mio DNA. La ricetta l’ho ereditata dalla
Signora Marisa, storica cuoca dell’Osteria Il Greppo.
Ho colto nel segno, ha inizio una recita dal copione amato e
conosciuto a memoria, un viaggio nel tempo da ricordare senza fretta.
-Questa ricetta si
perde nella notte dei tempi e ci ricorda un passato che fu. Era il piatto forte della domenica e delle feste,
era appunto il Tordello. Le donne di casa impastavano farina bianca e farina di
grano (stacciata) rigorosamente a mano su un piano di marmo facendo riposare il tutto per circa mezz’ora.
Gli occhi cominciano a brillare, ha capito il mio
interessamento.
- In seguito, davano il
via al ripieno, amalgamando, il macinato
di manzo , maiale, vitello e pollo con uova, bieta, parmigiano, pecorino,
mortadella, salsiccia, sale e pepe. Aggiungevano infine un trito di erbe
aromatiche (la formula segreta) raccolte lungo i sentieri e i poggi.
Ė un torrente in piena, mima i gesti come stesse realmente
preparando l’impasto.
-Successivamente stendevano
la pasta con la quale ricoprivano le
palline di ripieno. Tagliavano i neonati tordelli con la mezzaluna e li
chiudevano a mano senza lasciare “bordi”.
Alessio vuole
partecipare alla descrizione e coglie l’attimo per parlare del momento
“sugoso”.
-Procedevano a fare il
sugo con manzo e salsiccia- su un soffritto di cipolla, carota e sedano. Una
volta tutto rosolato avveniva il bagno con il vino rosso. Aggiungevano
concentrato di pomodoro, passata di pomodoro, sale e pepe, acqua e di nuovo un
trito di erbe aromatiche. Poi la cottura che durava circa 4 ore a fuoco lento.
Daniela riprende a raccontare, i Tordelli di Greppolungo sono
una realtà della quale lei ne è la depositaria della ricetta originale.
-La cottura dei
tordelli non doveva superare i 10 minuti e, una volta saltati in padella col
sugo, erano pronti da servire.
-Scusa, le chiedo per maggiore chiarezza, non vedo differenza con quelli tradizionali
di Camaiore…
-No, no ci sono
differenze sostanziali. I tordelli camaioresi sono maggiormente ricchi di carne di maiale, mortadella
nostrale, noce moscata. Molto più grandi nel taglio, sono chiusi con la
forchetta che produce il classico bordo in più di pasta determinando due
cotture.
Daniela si ferma nella descrizione. Sorride è felice perché
ha percepito il mio interessamento alla narrazione. Tocca ad Alessio concludere
e lo fa ricordando, che nel loro locale, c’è l’evidente volontà di staccarsi il
meno possibile dalle antiche ricette della tradizione.
- Questa diversità,
mostra la ricchezza, la varianza, testimone della vita di un tempo che non c’è
più, dove l’isolamento personalizzava la micro-cultura dei paesini della nostra
campagna e montagna. La versione dei Tordelli di Greppolungo, riproposti da noi
qui
alla Brilla-Lombrici, è identica all’antica ricetta. (Urano Cupisti)
Nessun commento:
Posta un commento