New Entry nei Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) della Toscana:
Bistecca alla fiorentina e
pomodoro Borsa di Montone.
Con queste due new entry del 2020
arrivano così a 463 i prodotti che si laureano figli della tradizione.
L’arcinota Bistecca alla
fiorentina fa coppia con il pomodoro Borsa di Montone, prodotto di nicchia
strappato all’estinzione e iscritto nel 2020 all’Anagrafe nazionale della
biodiversità di interesse agricolo, e adesso prodotto per merito di pochi
volenterosi coltivatori custodi che operano nella Val di Bisenzio.
Bistecca alla fiorentina. Cari amici corregionali sembra strano ma il termine tutto toscano (nel resto d’Italia si chiama costata) ha origini inglesi. Nel 1750 l’Accademia della Crusca conferma che l’etimologia della parola “bistecca” è da ricondurre ad un prestito linguistico dall’inglese beef-steak.
Nel Settecento Firenze è meta di un turismo
aristocratico del Nord Europa dove si è abituati al consumo di costate di
bovino arrostiste ed il crescente uso del carbone come energia calorica,
facilita lo sviluppo di questa pietanza.
Diviene ben presto un simbolo e
al padiglione italiano all’Esposizione universale di Parigi di fine ‘800 viene
presentata la bistecca alla fiorentina come piatto toscano per Firenze capitale
d’Italia, proprio associato alla preparazione di una fetta di carne con osso,
alta tre dita e cotta su braci.
La “vera ricetta”? Secondo Pellegrino
Artusi bisogna procedere così: "Mettetela in gratella a fuoco ardente di
carbone, così naturale come viene dalla bestia o tutt’al più lavandola e
asciugandola; rivoltatela più volte, conditela con sale e pepe quando è cotta,
e mandatela in tavola con un pezzetto di burro sopra. Non deve essere troppo
cotta perché il suo bello è che, tagliandola, getti abbondante sugo nel piatto.
Se la salate prima di cuocere, il fuoco la risecchisce, e se la condite avanti
con olio o altro, come molti usano, saprà di moccolaia e sarà nauseante”.
Pomodoro Borsa di Montone. Anche
per il pomodoro Borsa di Montone c’è una storia di relazioni con altre
popolazioni europee. Si ipotizza che le prime varietà siano state importate in
Toscana dalla Corsica, dove negli anni Quaranta e Cinquanta alcuni abitanti
della Val di Bisenzio erano emigrati per l'attività di taglio della legna. La
varietà si diffuse rapidamente grazie alle ottime caratteristiche
organolettiche dei frutti, molto apprezzate dagli abitanti, fino all'arrivo
degli ibridi commerciali a metà degli anni ‘90, quando la varietà è stata progressivamente
abbandonata, fin quasi a scomparire, perché poco apprezzata per il suo aspetto
estetico e per le caratteristiche di serbevolezza, cioè di conservazione.
Salvata dall’estinzione grazie ad un'unica famiglia-custode che ha continuato
la sua coltivazione, si ritiene che il pomodoro Borsa di Montone possa essere
un progenitore del pomodoro Canestrino.
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